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Martha Graham

la scuola e l’angelo

BI Piacenza
Postato il: 05/02/21
Tempo di lettura: 3 minuti, 52 secondi


There is a vitality, a life force, a quickening energy that is translated through you into action, and because there is only one of you in all time, this expression is unique. If you block it, it will never exist through any other medium and be lost. The world will not have it. It is not yours to determine how good it is; nor how it compares with other expressions. It is your business to keep the channel open. Martha Graham

Vi è una vitalità, una forza vitale, un’energia vivificante che, attraverso di te, si traduce in azione e poiché ciascuno è unico, nel tempo, questa espressione, a sua volta, è unica. Se la blocchiamo, non esisterà mai attraverso altri mezzi e sarà perduta. Il mondo ne verrà privato. Non spetta a te determinare quanto sia buona e neanche paragonarla ad altre espressioni. Ciò di cui ti devi occupare è mantenere il canale aperto. Martha Graham

Sei anni fa, mio figlio aveva appena iniziato il primo anno in un prestigioso liceo della città. Un percorso di eccellenza, veniva definito, e un percorso di eccellenza, all’interno di una scuola storicamente considerata eccellente, sembrava la migliore delle scelte possibili.

La prima volta che incontro una sua insegnante, a udienze, mi dice questa frase: “vediamo un po’ di fargli abbassare le alucce a questo ragazzo”. Ho capito subito che avevamo sbagliato strada – io, figurarsi, speravo in una scuola che gli insegnasse a volare! – ma lui è rimasto lì per cinque lunghissimi anni. Spesso mi sono chiesta se non valesse la pena cambiare ma le scuole che insegnano a volare sono difficili da trovare e allora, ci siamo detti, tanto vale allenare almeno i muscoli della persistenza e rimanere fino alla fine, limitando i danni, costi quel che costi.

Mio figlio si è diplomato e, tra le cose che ha chiare nella vita c’è che non vuole continuare gli studi all’università. Mi dispiace, certo, ma non sono affari miei ed è giusto che io rispetti la sua scelta. Non posso fare a meno, però, di farmi domande sul ruolo giocato dalla scuola in questa scelta e, più in generale, nella formazione di mio figlio, intesa come il processo atto a favorire l’espressione del suo potenziale come essere umano.

Mi occupo di formazione, in particolare di formazione linguistica, da più di 30 anni; da 6 anni sono anche coach professionista e da questa prospettiva osservo la decadenza della scuola nel nostro paese; mi dispiace ammetterlo, avendo io amato tantissimo la scuola da studentessa, ma la scuola è diventata ormai un sistema avverso.

Non è certo una rivelazione; sono più o meno tutti d’accordo su questo punto: studenti, genitori, insegnanti, tanto che il tasso di infelicità che si respira nei corridoi, anche solo per andare in segreteria, è palpabile ma quel che conta davvero è capire cosa si può fare per cambiare. Perché, fino a quando pensiamo che il problema sia la formazione a distanza o i banchi con le rotelle, non ne usciremo. Non ne usciremo pensando, se siamo un insegnante, che il problema sta nei ragazzi o nelle loro famiglie; e non ne usciremo neanche accusando gli insegnanti di non saper fare bene il loro mestiere.

Ne usciremo soltanto quando diventeremo consapevoli che siamo, ognuno di noi è, la manifestazione unica di un’energia che è in tutti. Il vero lavoro di insegnanti, genitori e coach non è scoprire cosa non va e cercare, spesso inutilmente di sistemarlo ma, a partire dai punti di forza, favorire l’allineamento con l’energia che c’è portando alla luce ciò che è ancora nascosto.

Fino a che la scuola sarà fondata sul giudizio non c’è speranza perché il giudizio si fonda sulla paura e la paura fa diventare stupidi, letteralmente. Quando il nostro cervello percepisce un attacco, smette di pensare perché il pensiero è troppo lento e non serve quando dobbiamo combattere o scappare. All’opposto c’è l’amore: quando ci appassioniamo a qualcosa o amiamo qualcuno, se lo amiamo davvero, allora diventiamo coraggiosi. La scelta è, di fondo, tra paura e amore. La paura di non essere capaci di riempire una scatola vuota e la paura di essere una scatola vuota da riempire va sostituita con la convinzione profonda, che era già di Socrate o di Michelangelo, che l’angelo si trova già dentro di noi, di tutti noi: non va costruito, va liberato.

Progetto senza titolo (18)






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