BI Piacenza
Postato il: 18/10/19
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4 Ottobre – Stiamo decollando da Malpensa, diretti a Londra Gatwick. Sono le 10.35 del mattino, il volo è in orario. Non c’è un posto libero sull’aereo e mi chiedo se ci sia qualcuno, tra tutte queste persone, che sta andando dove vado io: al seminario di 2 giorni Get the Life you Want (Ottieni la vita che vuoi) di Richard Bandler e Paul McKenna. Ai corsi di Richard Bandler partecipano, in qualità di assistenti, trainer di tutto il mondo e io sono una di loro.
Sul poggiatesta davanti a me, proprio all’altezza degli occhi, c’è un messaggio della compagnia aerea con cui sto volando: “Three customers are living their best life” (Tre clienti stanno vivendo la loro vita migliore). Decisamente a tema, penso. Ma cosa significa vivere la nostra vita migliore? E, soprattutto, come si fa?
People build their mental representations. Questa idea, che le persone costruiscono le proprie rappresentazioni mentali, circolava già da tempo quando Richard Bandler e John Grinder la formalizzarono negli anni settanta. Significa, molto semplicemente, che quando pensiamo, pensiamo in immagini, suoni, sensazioni. Penso a quello che mi aspetta in questi giorni e, dentro la mia mente, si formano delle immagini. Riconosco anche un dialogo, come se ci fossero due parti di me, una che parla e una che ascolta. Nello stesso tempo, provo qualcosa. E’ una sensazione che, se faccio attenzione, posso localizzare in una parte del mio corpo, una specie di acquolina dell’anima, che mi viene tutte le volte che sono in viaggio verso qualcosa che mi interessa molto.
Facendo ancora più attenzione, posso anche riconoscere le specifiche qualità o caratteristiche di queste immagini, suoni e sensazioni. Dove sono collocate le immagini? Che dimensione hanno? Sono a colori o in bianco e nero? C’è luce? Per quanto riguarda i suoni, che cosa sento? Sono parole, una musica, una voce? Che volume, tono, ritmo, timbro ha quella voce? Stesso discorso per le sensazioni: farfalle nello stomaco, nodo alla gola, pressione al petto; come si muovono nel corpo, in avanti, all’indietro, in senso orario, in senso antiorario. Anche le cose che noi crediamo vere, le nostre convinzioni, hanno una struttura fatta di caratteristiche o submodalità, perfino le decisioni ce l’hanno.
Bella scoperta! Sì, bella scoperta davvero, quando ci rendiamo conto che il nostro comportamento deriva da come ci sentiamo e tutto parte dal pensiero: se cambi il modo in cui pensi, cambi il modo in cui ti senti e dunque il modo in cui agisci. La domanda è: quanto cambierebbe la nostra vita se fossimo noi a scegliere immagini e parole da mettere nella nostra mente, invece di continuare a proiettare quello che capita? Perché una cosa è pensare, diverso è ricordare.
Non ho mai visto Paul McKenna di persona. Ho letto quasi tutto quello che ha scritto e conosco molto bene la sua voce, dato che tutti i suoi libri sono accompagnati da un Cd, ma è la prima volta che lo vedrò dal vivo e sono molto curiosa. Bandler, invece, l’ho già conosciuto a Orlando, in Florida, quando sono diventata trainer di PNL. Una leggenda, un genio, una figura controversa, molto amata da alcuni e detestata da altri, come accade di solito a chi fa saltare le regole del sistema: understanding does not produce change, change produces understanding (comprendere non porta a cambiare, è cambiare che porta a comprendere). Il sistema che Bandler mette in discussione è quello delle varie correnti di psicologi e psichiatri che esistevano al tempo, tutti concentrati sui problemi e sulle cause dei problemi. Bandler capisce che accorgersi di avere un problema e indagarne le origini non serve a sbarazzarsi del problema, a volte può perfino rafforzarlo come se, riconoscendo che esiste un legame tra alcune circostanze del nostro passato e quello che siamo oggi, ci sentissimo giustificati nel continuare ad agire nello stesso modo.
Si tratta piuttosto di imparare, soprattutto imparare a pensare. Nasce così la PNL o Programmazione Neuro Linguistica. Studiando persone esperte nel campo della psicoterapia, come Frits Perls, Virginia Satir e Milton Erikson, in grado di ottenere risultati eccezionali, Grinder e Bandler estraggono dei modelli e, usandoli, si accorgono di ottenere gli stessi risultati. Successivamente applicano questa procedura, atta a identificare la struttura dell’eccellenza e a modellarla, ad altri campi, diversi dalla psicoterapia ma sempre fondati sulla relazione: il business, la leadership, la vendita, l’insegnamento, la vita in famiglia.
La domanda è: qual è la differenza che fa la differenza in chi ha successo in quello che fa?
A volte trovo persone che mi dicono: “la cosa più importante, nella vita, è essere se stessi”. Riconosco il valore dell’autenticità che c’è dietro a queste parole ma non sono d’accordo. Secondo me, la cosa più importante della vita è essere felici. Essere se stessi è semplicemente un’abitudine e, quando un’abitudine non ci porta i risultati che vogliamo, è ora di cambiarla: paradossalmente, è solo smettendo di essere noi stessi che possiamo diventare noi stessi davvero.
L’albergo in cui si svolge il seminario è a Hammersmith, zona residenziale di Londra, elegante e relativamente tranquilla, vicino a Kensington. C’è una grande sala dove, alle 9,30 del mattino, sono sedute 500 persone. La formazione è il mio lavoro, un lavoro che amo appassionatamente; ho partecipato a migliaia di ore di formazione, a volte come docente, a volte nel ruolo di chi la riceve ma ogni inizio di corso è sempre emozionante, c’è sempre la stessa acquolina. Con il passare del tempo e con l’esperienza mi accorgo sempre di più di ciò che distingue i grandi formatori. Gli insegnanti, ripenso con tenerezza a come ero anch’io, tanti anni fa, si preoccupano di finire il programma, di dire tutto ciò che va detto, di pianificare le lezioni, di preparare il materiale e delle teorie pedagogiche. Non è certo sbagliato ma conta poco se non si capisce come e dove ha veramente luogo l’apprendimento, perché l’apprendimento, come il cambiamento, avviene a un livello molto, molto profondo.
Il primo a cominciare è Mc Kenna. Poi, il più famoso ipnotista inglese e il suo maestro americano si alternano sul palco raccontando storie, impossibile prendere appunti, spiegando e assegnando esercizi. C’è tanta musica e si ride molto perché ridere fa imparare meglio (diffidare sempre dagli insegnanti troppo seri: spirito e spiritoso hanno la stessa radice, dopo tutto!) ma quando concludono, con un’induzione ipnotica a due voci, la sala è in completo silenzio e un silenzio che viene da 500 persone tutte insieme fa un certo effetto.
7 Ottobre - Sono sul volo di rientro e sto per atterrare a Milano. Passare due giorni insieme a due mostri sacri come Bandler e Mc Kenna è un’esperienza che trasforma e le 500 persone che hanno visto, ascoltato e fatto gli esercizi hanno un’aria diversa da quella che avevano quando sono arrivate, prima di cominciare.
Mentre l’aereo scende, proietto le immagini nella mia mente: grandi, piene di luce e con colori intensi. Io sono dentro l'immagine, come se stessi rivivendo tutto, la voce mi dice che è stata una decisione fantastica passare così il mio compleanno (eh sì, era il mio compleanno) e al centro del petto, all’altezza del cuore, sento un calore che si espande e che faccio andare in tutto il corpo.
Avere la vita che vogliamo parte dal capire qual è la vita che vogliamo; non si tratta tanto di fissare obiettivi e raggiungerli, sì, certo, c’è anche questo ma ciò che davvero conta è stabilire una direzione, tenere la stella polare bene in vista. Se la direzione è fondata sui tuoi valori, su ciò che tu ritieni davvero importante per te, è come avere un navigatore infallibile che ti dice sempre se sei sulla strada giusta.
Rivedo Londra di sera: Piccadilly Circus, Leicester Square, il contrasto tra le luci e i suoni del centro e le stradine buie e tranquille dei quartieri residenziali vicino al mio albergo. E’ facile, ora, con il navigatore satellitare, camminare per le strade delle grandi città. Ci è stato messo a disposizione il navigatore più sofisticato e potente che si possa immaginare, il nostro cervello, ma il cervello è, per l’appunto, un navigatore e segue le indicazioni che riceve; possiamo essere noi a immetterle e stabilire dove vogliamo andare oppure no. Siamo in viaggio comunque.