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Postato il: 28/10/20
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“È tutto molto tranquillo”.

Sto passando davanti allo Jorvik Centre, un’attrazione turistica che rievoca (e ricostruisce) la città ai tempi dei vichinghi. “È tutto molto tranquillo”, sento dire da uno dei due giovani animatori, vestiti rispettivamente da guerriero e da fabbro vichingo. Fino a qualche mese fa, evitare la strada pedonale dove si trova lo Jorvik Centre era d’obbligo, per lo meno se ci si voleva sottrarre alle scolaresche o alle decine di turisti in rigorosa fila indiana, in attesa di essere ammessi all’attrazione-museo.

 

In effetti pare strano girare l’angolo dove si trova la chiesa di St. Mary e trovarsi davanti ad una strada sgombra e silente. Con il coprifuoco per pub e ristoranti e il livello 2 gettati su di noi come una spessa coperta invernale, il mio sonno non è più disturbato da feste di addio al celibato e nubilato o dalla corsa dei cavalli non lontano da casa.

 

All’inizio ero sollevato, quando la città si svuotava pian piano (in condizioni normali, girare per il centro in ogni giorno dell’anno è un’impresa che pochi autoctoni sono disposti a fare, soprattutto il fine settimana, data la pressoché infinita quantità di turisti e scolaresche che scelgono York come meta, vuoi per la storia, le chiese o la popolazione che ti fa sempre sentire a casa. Per non parlare dei pub). Dicevo, all’inizio ero sollevato, finalmente si poteva girare in tranquillità e godersi una passeggiata. Adesso però ne sento la mancanza. E l’avvicinarsi di Halloween rende la situazione ancora più mesta.

 

Premetto che non sono mai stato un accanito sostenitore di Halloween, ma paese che vai, usanza che trovi. Non metto zucche sulla porta di casa e non dipingo scheletri sul vetro della finestra; non compro le caramelle per i bambini che bussano alla porta né tanto meno mi metto un costume. Ma questa è una cosa mia, da bravo asociale quale posso essere. Io sono un amante della zucca, ma solo in cucina (mi vanto di aver esportato la ricetta del risotto di zucca, che qui, però, non piace a nessuno tranne che a me).

 

 

 

 

Tuttavia ammetto che mi sono sempre divertito (anche quando si viveva in Italia, magari in occasione del Carnevale) a osservare i più piccoli diventare quello che sognavano di essere nel caldo e nella sicurezza delle loro camerette: negli anni precedenti la città era un raduno di tanti piccoli uomo-ragno e principesse Elsa di Frozen, tutti contenti dei loro cestini a forma di zucca colmi di treats. Tanti piccoli munchkins che rallegravano le strade, nell’unica notte dell’anno in cui avevano il permesso di essere fuori casa dopo che era calato il buio, forti della settimana di libertà data dallo half term, la pausa scolastica autunnale.

 

Le case del mio quartiere, come quelle di tutti gli altri quartieri, sono addobbate per Halloween. Chi in maniera più blanda con una solitaria zucca dal sorriso maligno e chi, i più audaci e accaniti entusiasti, con una forca da impiccato nel piccolo prato del giardino davanti a casa. È bello vedere che molti non hanno voluto rinunciare alla tradizione, e che, qualunque cosa succeda, si va avanti.

 

Inutile dire che quest’anno tutte le celebrazioni autunnali (Halloween, ma anche il 5 novembre con i bei falò in giro per le città e tutti gli eventi domenicali nelle campagne) sono state sospese. Ciò non fermerà, sono sicuro, i piccoli e i meno piccoli dall’andarsene in giro per le strade, con le mascherine abbinate ai loro costumi. Senza però indugiare a tornarsene a casa per bussare all’ultima casa in fondo alla strada. Magari l’anno prossimo una zucca sull’uscio la metto anch’io. La tranquillità piace a tutti, anche a me. Ma deve essere una tranquillità scaturita dalla liberazione volontaria dal caos e dal rumore. Così, non piace a nessuno.